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Santa Lucia

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Di’ un cortese silenzio a questa luce fredda,

a questo frusto impero di reperti noti,

nel giorno che vuote alla vergine

lasciarono le orbite

a colmarsi della ridda

dell'antico buio, dei penosi voti.

Resta alla finestra che non luce,

un solo dito non levare: nulla

più risponde all'indice nell'aria immota,

la tua ottava resterà per sempre muta.

I sonagli delle rime belli, i  compìti  giri

sotto le volte armoniche

disturbano il letargo dei vampiri,

le pubescenze oscene ai pipistrelli.

Fissa senza dolore la lastra

che tramontana lustra, schermo

che deraglia da questo nostro male.

Sorpassa l'astro, transita il suo scherno,

e piove solo lame – ghiaccio che non fonde –

la stella indifferente di Natale.

Non fare che il ricordo di te fanciullo

ti assalga all'ampio davanzale,

anch'esso diaccio, alla vanità della spelonca,

al fiato supposto di un asino e di un bue,

al pargolo Narciso, nato, cresciuto, ucciso…

Nemmeno ascolta la lingua che risale,

- dimentica! - che ti parlò identica

nel mese che il chicco macera,

che di te ancora parla, tu tradotto

a una partita domenicale, ma rapito

sopra i voli alti della sfera,

a piangere le facce delle case

dipinte del vivente sole

( come in croce ) e più su ancora

drappeggiarsi le colline

del liquore di quella stessa luce.

Ma sta’ nell'ombra vera

che è tutto quanto resta

della festa annunciata,

della disfatta promessa e poi sepolta.

Sta’ nell'unica posa, invulnerabile,

nell'intermittenza delle finte stelle

che desquamano la pelle. E ascolta!

Con pazienza animale, ascolta ( tu mondo )

declinare la digestione dell'immane,

insaziato intestino di questo im-mondo.

Augura al sole di partirsi con l'ipocrita

calore dall'incline zodiaco e sfarsi

in mille miliardi di faville.

E che tutto questo basti

a toccare l'alba di domani,

del vero oscuri o adombrati intrighi,

a cernere martirio e noia,

stretti o sciolti gli ombelichi,

con o senza pane, vino ed emozione.

E scorda pure la poesia che cominciasti,

col cantico del grillo, il ruggito del leone:

La polvere dei treni che immortali /

rese le case intorno alla stazione…

 

                                                         (1986)

 

 

 

 

 

 Luciana Riommi Baldaccini - 17/12/2012 12:30:00 [ leggi altri commenti di Luciana Riommi Baldaccini » ]

Una grandissima intensità per esprimere riflessioni profonde. Complimenti!

 Pietro Menditto - 17/12/2012 10:14:00 [ leggi altri commenti di Pietro Menditto » ]

Carissimi amici,
tengo molto a questa poesia come a poche altre tra quelle che ho scritto. Per questo è indescrivibile la gioia che mi avete dato con i vostri commenti. Considero i vostri apprezzamenti il premio più gratificante per uno che scrive. Non mi interessa nient’altro.

Vi abbraccio tutti.

 Fiammetta Lucattini - 17/12/2012 09:11:00 [ leggi altri commenti di Fiammetta Lucattini » ]

Ancora oggi straripante di sensazioni e di sentimenti. Un caro saluto.

 Franca Alaimo - 16/12/2012 23:42:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Un’interruzione dello scorrere del tempo, la luce del giorno che si ferma sul davanzale e non avanza, come fermata dal gesto di una mano ( quella mano - mi fa venire in mente - dell’Annunziata di Antonello da Messina, che ferma l’avanzamento dell’angelo, la sua luce insostenibile); una sospensione accoratamente invocata, una preghiera all’ombra che resti a coprire tutto ciò che è andato, caduto, franto, sognato. E la volontà di sottrarsi alla nostalgia dell’infanzia, e all’immaginario magico e poetico del Natale, che qui ha toni spenti d’indifferenza.
I treni che passano, i giorni, tutte le vite, tutte le case della nostra vita,e poi polvere, polvere...testimone d’eternità.
Oh, Pietro, perdonami se ho messo su carta tutti i pensieri che mi hanno attraversato la testa mentre leggevo.
Tutto ciò è stato detto in disordine e con troppa emotività, mentre la tua poesia è un monumento perfetto: lo accarezzi con lo sguardo e lo tocchi con le mani e la sua bellezza non cede mai.

 Ferdinando Battaglia - 16/12/2012 20:50:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Solo di prima impressione, perché una lettura non basta, non mi meraviglierei se un giorno questa tua poesia (intanto per la costruzione formale) si studiasse sui libri di scuola.

Ciao Pietro

 Carla de Falco - 16/12/2012 18:11:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

Con pazienza animale, ascolta ( tu mondo )
declinare la digestione dell’immane,
insaziato intestino di questo im-mondo.

SOTTOSCRIVIBILE. LA TUA POESIA ahimè NON SEMBRA CERTO AVERE 26 ANNI!

 Cristiana Fischer - 16/12/2012 12:03:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

a volte -quasi sempre- le tue poesie sono magma infuocato, difficile possederle, ritaglio questo luogo calmo di bellezza "le facce delle case/dipinte del vivente sole/( come in croce ) e più su ancora/drappeggiarsi le colline/del liquore di quella stessa luce" per dire quanto godimento dà il leggerti

 Gianluigi Giordano - 16/12/2012 10:41:00 [ leggi altri commenti di Gianluigi Giordano » ]

Ricca. Profonda. Si avvia nella mente, riposa un po’ dovunque il sangue la tiene.

 Loredana Savelli - 16/12/2012 10:17:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

"Ma sta’ nell’ombra vera
che è tutto quanto resta
della festa annunciata,
della disfatta promessa e poi sepolta.
Sta’ nell’unica posa, invulnerabile,
nell’intermittenza delle finte stelle
che desquamano la pelle. E ascolta!"

Un monito così non si dimentica, si può rispondere solo col silenzio:

"Di’ un cortese silenzio a questa luce fredda,
a questo frusto impero di reperti noti,
nel giorno che vuote alla vergine
lasciarono le orbite
a colmarsi della ridda
dell’antico buio, dei penosi voti."

C’è una coerenza spaventosa nei tuoi versi, mantenuta nel tempo.
Ciao Pietro, le tue parole sono cattedrali.

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